CATEWEB - Storie originali da una tipa originale

Ciao benvenuti nel mio sito blog! Mi presento. Sono Caterina e vivo in un piccolo paese in provincia di Napoli. Purtroppo sono molto distratta, per cui mi capita spesso di fare delle emerite figuracce che invece di nascondere al mondo ho deciso di pubblicare. Sono storie divertenti e originali. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate... scrivetemi !

giovedì 23 marzo 2006

Porta bloccata o cervello bloccato?

Durante la preparazione della tesi di laurea ero seguita in laboratorio da Federico un laureato in Chimica da 1 anno. Il prof all'epoca teneva perennemente chiusa la porta del suo studio che è dentro il laboratorio (anche quando scendeva a mangiare o a fare lezione). Un giorno mentre faceva un compito scendiamo io e Federico in aula a chiedere spiegazioni su una reazione e lui ci dice di prendere un reagente che era nel frigorifero del suo studio e ci dà le chiavi. Ora immaginate la nostra contentezza a vedere questo studio aperto in cui c'era un telefono (solo per le urbane però) , un computer e dei libri di Chimica per qualche dubbio. Saliamo sopra quindi. Ora dovete sapere che quella porta per aprirsi ha bisogno di fare un ulteriore mezzo scatto, come le normali porte di casa. Infatti quando attualmente devo chiuderla io la tiro semplicemente.All'epoca non la sapevo questa cosa e quindi mi limito a girare la chiave due volte (la porta era chiusa a doppia mandata) e spingo :niente: la porta logicamente non si apre. Faccio più forza niente. Chiamo Federico. Federico spinge : niente. Spinge con tutta la forza: niente. Proviamo a questo punto in due a spingere: niente. Ora due persone intelligenti forse avrebbero capito subito che il problema era in noi e non nella porta e che la soluzione era lì davanti a noi nella chiave ma noi no.Decidiamo così di trovare soluzioni alternative prima dell'arrivo del prof per evitare cazziate: in poche parole decidiamo di scassinare la porta, come due ladri. Guardiamo in controluce se c'è qualche che ostacola l'apertura della porta e notiamo che in effetti c'è un pezzo che blocca l'uscita (il nasello logicamente). Federico inizia a fare: "Prendi un foglio di carta". Io lo prendo e lui col foglio di carta cerca di abbassare questo pezzo, ma il foglio di carta si rompe. Dopodiché iniziamo a cercare nel laboratorio pezzi di legno per fare leva tra il battente e lo stipite e troviamo un pezzo di legno marcio. Tentiamo con quello ma niente: era troppo doppio. Trovo ad un certo punto una lastra d'alluminio e cerchiamo di infilarci anche quella, la lastra viene piegata ma la porta non si muove e noi occultiamo la lastra ormai irriconoscibile (non sapevamo se per il prof fosse importante). Nel frattempo mentalmente ci chiedevamo come il prof potesse aprire quella porta così facilmente e già ce l'immaginavamo tipo Ercole e fantasticavamo sulle sue enormi capacità fisiche e muscolari.Federico ad un certo punto mi fa: "Lascia la porta nelle mie mani e tu fai un'altra cosa: non ti preoccupare ci penso io!" Dopo qualche minuto la porta era aperta: Io gli chiedo piena di stupore e meraviglia cosa mai avesse fatto e con quale altro pezzo era riuscita ad aprirla ma lui fu irremovibile e con un sorriso mi disse: "Non te lo dirò mai!" Probabilmente aveva capito come si apriva e non voleva fare la figura di merda di aver smantellato mezzo laboratorio per nulla.A distanza di mesi il prof mi dà proprio le chiavi dello studio e mi dice di andarci quando voglio per scrivere la tesi al computer. Io a distanza di mesi mi trovo da sola davanti allo stesso problema e inizio a bestemmiare contro Federico che all'epoca non mi aveva detto la soluzione.Inizio a prendere il paletto di legno e poi la lastra d'allumino semipiegata, ma niente. Erano ormai ore che stavo davanti alla porta a sbariare e bestemmiare tutti i santi, quando viene un signore a consegnare la posta in laboratorio. Questo tizio mi guarda con aria strana: del resto io avevo tutti gli attrezzi dello scassinatore ai miei piedi e io timorosa di qualche denuncia gli spiego la situazione. Lui si avvicina e con calma gira la chiave nella serratura e pah la porta si apre! non ho avuto il coraggio di guardare in faccia questo tizio: sono rimasta paralizzata. Mi avrà presa per handicappata mentale e fisica considerando l'aria con cui mi guardava sbariare su quella porta e il fatto che gli abbia detto che era più di un'ora che ero lì vicino.

Oggi lezione di gastro? nooo! Lezione su cateweb!

Dal 1994 al 2000 ho frequentato il Corso di laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari a Napoli e la figuraccia che ora descriverò è accaduta durante una lezione di gastroenterologia, un complementare.

Il prof di questo complementare è un medico molto bravo: era primario al policlinico di gastroenterologia ed è uno dei più bravi di Napoli (va e viene da Egitto, America e Canada come se niente fosse anche in una sola settimana), è anche una persona molto umana e gentile, cosa rara da trovarsi.
Comunque durante questa lezione stava spiegando la sindrome del colon irritabile (noi la chiamiamo colite) e stava dicendo che è dovuta principalmente ad un fatto emotivo e non all'alimentazione. Io, mentre il prof. parla, penso che mia madre da anni non prende il latte a causa di questa sindrome. Inizio quindi a valutare se porgli la domanda se è vero che il latte faceva male al colon.
Io in genere non faccio mai domande ai prof durante le lezioni ma a questo prof. tutti fanno domande e quindi dopo aver bene riflettuto penso tra me: "Che c'è di male: tutti gli fanno molte domande durante la lezione, perché io non dovrei farlo? Che mai può succedere? Dovrà semplicemente dire se è giusto o sbagliato e semmai spiegare il perché e io mi sarò tolta comunque questo dubbio".
Comunque io mi faccio forza e chiedo:
"Prof io so che chi soffre di colite non può prendere il latte. E' vero questo?"
Il prof dopo questa mia domanda inizia a guardarmi e mi fa un discorso di circa 5 minuti sulle fibre non scostando lo sguardo da me per tutto il tempo mentre io pensavo: " Ma chi cazzo ha mai parlato di fibre? Chi gliele ha mai chieste? Gliele ha chieste un'altra ragazza prima di me ma perché sta guardando solo ed esclusivamente me da tre ore? Lo sapevo che non dovevo chiedergli niente ma mica gli posso dire che non mi frega niente delle fibre: la domanda su esse è stata fatta anche se non da me!". Il bello è che il prof si esaltava a parlare delle fibre, del loro ruolo nel colon e non potevo fargli vedere che non me ne fregava niente, con lui che mi guardava illustrando con calore il ruolo delle fibre per il colon e quanto erano importanti e che era sbagliato credere il contrario, il tutto come se dovesse convincere me povera scettica che credeva il contrario.
Dopo quindi 5 minuti in cui io mi sorbisco, non volendo, una risposta che non era diretta a me, lui senza fermarsi, parla del latte: ora la mia domanda era fatta in generale non riguardava un mio problema al colon ma il prof che fa ? Per tutto il tempo si rivolge a me dicendo: " Tu che soffri di colon.." o " Per le persone che come te soffrono di problemi al colon.." o " Sono anni che dico alle persone che hanno i tuoi problemi alla pancia.".
Nel frattempo quasi tutta l'aula era girata verso me e verso il prof che si era avvicinato a me per rispondermi da vicino e io volevo sprofondare e pensavo: "Ma chi me l'ha fatto fare di fare una domanda? Ora tutta l'aula mi guarda schifata perché pensa che ho vado ogni 3 minuti in bagno e che non bevo il latte da anni per questi problemi (lo prendo tutte le mattine in realtà!)".
Fatto sta che dopo altri 5 minuti in cui il prof stava guardando solo me parlando del latte e rimproverandomi del fatto che non prendevo latte da anni inutilmente ma che dovevo farlo, anzi che dovevo mangiare di tutto altrimenti non avrei mai risolto il mio problema, io inizio a diventare rossa e a masticare penne e matite. Io mi emoziono già se mi guarda più di una persona, figurati se sto al centro di una lezione e tutti credano che io stia parlando dei miei problemi di salute e il prof cerca di aiutarmi dandomi consigli!
Credevo a quel punto che il peggio fosse passato, che il prof avesse smesso la spiegazione del latte e la lezione sarebbe continuata ma purtroppo non fu così.
Il prof notando il mio rossore decise di cambiare l'argomento del giorno di lezione e iniziò a spiegare quali erano i meccanismi che erano scattati in me che mi avevano fatto diventare rossa. Al che anche i pochi ragazzi che non si erano girati a guardarmi si voltano ed ora stava tutta la classe a fissarmi mentre il prof diceva: "Lei è rossa perché il cuore ha aumentato le pulsazioni e quindi è aumentato il flusso di sangue e si sono dilatati i capillari; il suo rossore ad esempio è dovuto ad una dilatazione dei capillari del viso....." e così via . In me nel frattempo si era scatenata una reazione irreversibile e da colorita ero diventata rosso fuoco e più diventavo rossa più i ragazzi mi guardavano e più mi guardavano più io mi facevo più rossa: ormai nessuno più guardava il prof: guardavano tutti ed esclusivamente me, compreso il prof che non aveva mai smesso di guardarmi da oramai più di 10 minuti, questa volta per illustrare bene i meccanismi che spiegava a tutti gli altri. Io nel frattempo desideravo ardentemente che sotto la mia sedia si aprisse un buco in modo da sprofondare ma dato che non accadeva nulla diventavo sempre più rossa e tra me facevo: "Ma che cazzo:una semplice domanda ho fatto: doveva rispondere sì o no e ora mi ritrovo che le persone prendono appunti su di me! La prossima volta che mi salta in mente un'idea del genere mi do da sola un cazzotto in bocca e mi costringo a non parlare".
Dopodiché il prof disse che se all'esame qualcuno si fosse presentato nelle mie condizioni lui avrebbe fallito l'intento del suo corso in cui per tutto il tempo aveva cercato di metterci a suo agio.
Comunque dopo circa 15 minuti di intensa figura di merda la lezione finisce e io inizio a riprendere il colorito normale, anche se molto lentamente : non mi sono mai fatta così rossa e credo di non aver neanche mai sudato tanto.
Quando raccontai il giorno dopo questa figura ad una mia amica che, dopo che aveva riso, mi rispose seria:"Guarda Cate tutti facciamo figuracce anche a me è capitato in vita mia di averle fatte ma quello che colpisce delle tue è che non sono normali ma sono eclatanti, grandiose insomma sono figure all'ennesima potenza " Diciamo che anche se in mente a me la mandavo a quel paese nell'inconscio so che ha ragione: non è da tutti trasformare con una semplice domanda (mi sono solo limitata a quello infatti: sono state le uniche mie parole pronunciate durante tutto l'arco di tempo) una lezione sul colon in una lezione sul come funzionano i capillari (considerando che il corso era di Gastroenterologia!) e contemporaneamente incentrare tutta l'attenzione di aula e prof su di un'unica persona .

Una domenica a Napoli

Domenica dovevo incontrare Anna una mia amica a Napoli che non vedevo da ottobre. Ho preso la vesuviana alle 15.49 ed ero tranquilla.
Dopo un po' si è seduto vicino a me un nigeriano che voleva fare conversazione. Io cercavo di rispondergli il meno possibile ma lui insisteva nel dirmi che voleva offrirmi un caffè e io: "Mi sta aspettando la mia famiglia alla stazione e lui: "Ti offro un caffè" e io "Devi prendere un caffè?" E lui "Io e te prendere caffè!" E io "Ma già l'ho preso!" E lui "Caffè prendere 3-4-5-10 volte al giorno!" E io : "Ma a me non piace! " E lui: "Offrire te tante altre cose!". In poche parole non riuscivo a togliermelo di torno.
All'uscita del treno sono schizzata fuori e ho fatto una corsa fino a fuori alla stazione senza girarmi indietro. Con l'affanno mi sono girata e me lo sono trovata indietro. Io ero ansimante, lui calmissimo. E ha iniziato: "Tu dare a me tuo telefono" E io gli ho dato il numero di casa falso ma lui : "Io voglio numero di tuo cellulare" E io, che avevo il cellulare in mano :"Ma io non lo porto mai con me!" E lui: "Tu adesso avere con te! Io voglio questo numero!" Me lo sono tolto dai piedi solo quando gli ho dato il numero di telefono falso e gli ho promesso che poteva chiamarmi quando voleva.
E' arrivata poi finalmente Anna con lo scooter e abbiamo deciso di andare a Posillipo. Anna è un po' come me. Si è persa prima di arrivare alla stazione a prendermi, per questo era in ritardo e mi ha fatto sorbire il nigeriano .
Mentre camminavamo si è accorta solo dopo che un passante gliel'ha detto che stavamo nella corsia dei pullman mentre c'erano orde di poliziotti e carabinieri ai lati della strada.
Ad un certo punto stavamo correndo giusto in faccia ad un pullman. Io credevo che lei amasse il rischio e quindi non le ho detto nulla. Ma mentre stavamo proprio vicini, lei ha girato e ha detto: "Non me n'ero proprio accorta!". E io ho pensato: "Che bello c'è qualcuno simile a me!".
Ad un semaforo un signore ci ha chiesto l'elemosina. Mentre Anna cercava i soldi è scattato il verde. Le macchine hanno iniziato a suonarci dietro, lei si è scusata col signore dell'elemosina, si è accostata al lato, gli ha dato dei soldi e poi si è rimessa sulla strada. Nel frattempo logicamente era già riscattato il rosso e abbiamo aspettato altro tempo.
Siamo arrivate a Posillipo e lì ci siamo messe sull'altalena fuori ad un bar a parlare e a prendere un gelato . Dopo poco è passato un tizio con un pappagallo che ha chiesto un'offerta in cambio di biglietti del lotto. Lei gli ha dato 10 mila lire e ha preso un biglietto anche per me. Poi sono passate delle zingare a chiedere altri soldi. Lei ha detto che già li aveva dati a quello di prima e loro hanno detto che erano parenti del tizio del pappagallo e che quindi per avere fortuna dovevamo prendere i biglietti e strofinarci i soldi sopra. Anna le ha dato 10 mila e lei ha iniziato a strofinare. Io avevo mille lire ma la zingara ha iniziato ad urlare che portava sfortuna strofinare mille lire e che ci volevano più soldi allora ho cacciato 50 mila e gliel'ho date. La zingara ha iniziato a sputare i miei soldi proprio a rascate (nel frattempo io pensavo che forse portava fortuna sputare sui soldi e già pensavo di sputare anche sugli altri che avevo (3 mila lire in tutto). Ad un certo punto però si è stretti al petto i miei soldi dicendo che glieli dovevo dare altrimenti sarei stata maledetta per sempre.
Io mi sono alzata, le ho preso la mano e le ho strappato i soldi stra-sputati e buoni mentre Anna chiedeva i suoi indietro. Logicamente non glieli hanno ridati, io invece ho recuperato i miei.
Ce ne siamo andate quando abbiamo visto altri excomunitari in giro.
Mi ha lasciato alla stazione dove ho aspettato 40 minuti il treno. A P.za Garibaldi è salito un signore che "logicamente" si è seduto affianco a me. Era un vecchio trasandato che puzzava a peste e che mi faceva domande sulla mia vita personale. Ha iniziato a raccontarmi particolari della sua vita sentimentale del tipo: " Ieri mi ha mandato un messaggio di una che mi song aizat' nu paio e vot". A un certo punto mi veniva tanto da ridere che ho dovuto girarmi dall'altra parte. Poi mentre alla stazione di Ponticelli mi raccontava che aveva una storia con una sposata con un drogato e rapinatore, si è alzato in piedi e si è affacciato al finestrino urlando contro una ragazza: "uè bella! Ciao bella!" Quella non se l'è proprio cacato. Poi rivolto a me ha detto: "E' una con cui ho avuto una storia un paio di settimane fa, anzi con cui ancora ci sto". Meno male che sono scesa alla fermata di dopo: non ce la facevo più:gli avrei riso in faccia prima o poi.
Sono uscita dalla stazione di Cercola con una signora distinta che era seduta qualche sediolino dopo il mio che mi ha detto: "E' uno schifo che girano queste persone in treno. Sii la signora sposata poi stava appresso a lui e quella ragazza a Ponticelli poi!" In poche parole aveva sentito tutto e io : "Infatti e poi mi ha detto che se l'era alzata un paio di volte" E questa signora: "Io che so' vecchia nun m' facess' mai fa' ra chill' figurati una ragazza!" E dopo quest'ultima finezza da parte della signora "distinta" ho pensato che era meglio tornare a casa.

Ombrello dimenticato ma il prof ....

Avevamo fatto con un prof dell' università una gita in pullman e io come al solito avevo dimenticato l'ombrello nel pullman dato che all'andata pioveva e al ritorno no. Il giorno dopo a fine lezione mi avvicino al prof per chiedergli se potevo in qualche modo recuperarlo.
Io:" Prof, mi scusi vorrei chiederle una cosa"
Prof (tutto gentile credendo volessi chiarimenti sulla spiegazione): "Prego signorina mi dica"
Io: "Non riguarda la spiegazione, volevo dirle infatti che ieri ho dimenticato l'ombrello nel pullman e chiederle se ho speranza di riaverlo."
Ora voi che capireste da questa domanda? Per me era sottinteso intendessi il pullman della gita e quello che va a capire? Il pullman con cui solitamente andavo all'università la mattina! (tra le altre cose io all'epoca andavo con la circumvesuviana) E poi se così era perché l'avrei chiesto a lui? Né io né lui, però, per i 15 minuti successivi capiamo l'equivoco e il discorso continua così.
Alla mia domanda lui, logicamente, mi guarda schifatissimo come per dire: ma chi me l'ha mandata questa? Sarà una punizione del cielo? Che c'entro io col suo ombrello manco lavorassi in una ditta di pullman! Mah avrà dei problemi mentali, aiutiamola, mi fa pena e mi dice:
"Guardi signorina è difficile che lei lo trovi con tanti ragazzi che salgono e scendono dal pullman ogni giorno ma può tentare comunque"

Io (pensando che la ditta a cui si fossero rivolti fosse molto richiesta): "Appunto vorrei sapere a chi dovrei rivolgermi"
Prof (sempre più nauseato): "Potrebbe vedere se l'autista lo abbia conservato ma trovo che anche questo sia difficile: sa come sono fatti i ragazzi: sicuramente se lo sono fregati, ma comunque le do un consiglio: tenti comunque non si sa mai!"
Io:"Prof appunto per questo mi sono rivolto a lei"
Prof (questa volta al limite della pazienza): "E io che c'entro?"
Io: "Vorrei sapere qualche informazione sul pullman"
Prof (che pensava :che ho fatto di male nella vita? Che cazzo ne so io del pullman che prende lei? Ma per chi mi ha preso? Per Nostradamus? Forse è un po' handicappata, cerchiamo di aiutarla poverina. Ma come sarà arrivata al secondo anno?): " Signorina lei che numero di pullman prende?"
Io (pensavo: si vede che su questi pullman sono numerati e gli serve il numero per poter rintracciare precisamente il pullman dove ho dimenticato l'ombrello ma io non ci ho fatto caso del numero che portava il pullman): "Non mi ricordo, prof"
Prof (sempre più esasperato che pensa: ma che cazzo questa prende il pullman tutte le mattine e non sa neanche che numero prende! Giuro che se mi nasce una figlia così penso che mia moglie mi abbia tradito con un handicappato mentale e se scopro che è mia giuro che mi faccio prete!): " Ma come signorina non sa neanche che numero prende, quando prende il pullman?"
E io pensando che mi volesse dare una lezione di vita dicendo che devo stare più attenta in generale, lo guardo con aria di ringraziamento.
(Nel frattempo intorno alla cattedra era aumentato il numero di persone che voleva il prof per chiedere spiegazioni e il prof si stava visibilmente innervosendo perché stava perdendo tempo con me)
Al che un mio amico che era vicino a me mi indica 1 per dire che solo un pullman ci stava alla gita e io capisco che sul pullman era segnato il numero uno che io non avevo visto e rispondo prontamente:" Ora mi ricordo era il numero uno".
E lui:" Strano come numero di pullman: non l'ho mai sentito. Ma che ditta è?"
E io : "In che senso?"
E lui ormai senza più ritegno urlante" Cos'era SITA? ATAN?"
E io penso: che strano questi pullman delle gite sono gestiti dalle stesse ditte dei pullman normali!
Fortunatamente dopo che il prof nomina queste ditte il mio amico capisce e chiarisce l'equivoco e dice: " Prof sicuramente lei non si è spiegata bene ma sta parlando del pullman della gita"
E lui:" AAAAhhhhhh. Scusa ora ti do il numero della persona a cui ti puoi rivolgere"
E io ho pensato: E ci voleva tanto! Ma per chi mi ha preso?
Torno al posto un po' perplessa non rendendomi conto ancora bene dell'equivoco che era successo. Se non ci fosse stato quel mio amico, sarei tornata a posto senza capire perché quel prof, tanto disponibile, a lezione non solo non mi aveva voluto dare delle semplici informazioni ma mi aveva anche tempestato di domande senza senso. Il Prof, invece, sarebbe tornato a casa raccontando ad amici e parenti di una ragazza insistente e probabilmente handicappata che pretendeva da lui un ombrello dimenticato nel pullman mentre veniva all'università.
Tornata al mio posto le mie amiche mi chiedono come mai c'avessi messo tanto tempo e io dico ancora con aria attonita: "Il prof aveva sbagliato a capire pullman". Solo allora mi vengono in mente come in un flash tutte quelle domande e capisco solo allora il perché si incazzava sempre di più quando non rispondevo.
Ma dico io va bene che io dovrei essere ricoverata per "insallanimento galoppante" ma la gente manco se li fa i cazzi suoi !

Come cadere all'interno della propria macchina e accorgersene dopo tempo

A casa di mia zia Maria c'è un piccolo cortile dove parcheggiare le auto e capita sempre che ci si è costretti a parcheggiare dietro altre macchine pur di parcheggiare.Un sabato di qualche mese fa sono andata da mia zia e come al solito ho parcheggiato la macchina in modo da bloccare l'uscita ad almeno altre 2 macchine. Dopo qualche tempo mi hanno chiamato per spostarla e io sono uscita con fare sicuro e disinvolto fingendo che per me le manovre fossero inezie (in realtà vedendo un gruppo di persone fuori già immaginavo la figuraccia se non fossi stata in grado di uscire). Sono uscita quindi da casa di Zia Maria con l'aria di chi fosse stata disturbata mentre faceva qualcosa di importante e che aveva fretta di risolvere quel piccolo intoppo. Apro lo sportello della mia macchina con aria decisa e sicura ed entro ma... PUTUPUFF BANG AHI.

Mi ero dimenticata che avevo alzato il mio sedile prima di scendere dalla macchina! Scivolo sullo schienale piegato del sedile e mi ritrovo sul pavimento della macchina tra il sedile anteriore piegato e quello posteriore.Ma la cosa più bella è che di tutto questo non riesco a rendermene conto subito e ritrovatami a terra semipiegata e semiincastrata inizio a pensare cosa potrebbe mai essere accaduto .La prima cosa che penso è che stavo sognando. Non so se avete presente quei sogni in cui uno sogna di cadere. Ero convinta di essere in una di quelle situazioni e facevo tra me e me:

" E' tutto finito: adesso mi sveglio e non devo neanche spostare la macchina! Che bello! Adesso mi sveglio, ecco che è passato del tempo quindi mi sto per svegliare.
Dopo tutto questo tempo sarò ad un passo dalla sveglia. Ok non è un sogno". Inizio a questo punto a ragionare su cosa poteva essere successo: "Ogni volta che apro la portiera della macchina mi sono sempre seduta e dato che adesso non lo sono si vede che non c'è il sedile e quindi: Oddio si sono fregati il sediolino!" Appurata questa cosa inizio a pensare che questo episodio era piuttosto strano : perché poi non l'autoradio? (nel frattempo che penso, il ragazzo a cui avevo ostacolato l'uscita aveva spento il motore della macchina che aveva acceso in precedenza sicuro di risolvere l'intoppo in poco tempo).
Io nel frattempo ripenso al modo in cui sono caduta e con (scusate la modestia) un lampo di genio capisco tutto: mi ricordo di avere abbassato il sediolino prima di essere scesa dall'auto quella sera per prendere una busta! Che genio!Resami conto del fatto, quello che subito penso è :"E adesso, dopo questa grande figura di merda, chi esce più da questa macchina?" Dato però che la macchina non poteva spostarsi da sola, decido di scastrarmi e contorcermi da dietro in modo da arrivare almeno al cambio. I pedali però erano il mio problema principale: non riuscivo a raggiungerli nemmeno con le mani. Come le fabbricano male queste auto! Comunque a causa dei pedali decido di uscire. Con grande noncuranza e signorilità mi rialzo (non senza difficoltà e senza lamentare dolori alla schiena), apro la portiera ed esco.Riabbasso il sediolino e mi seggo al posto di guida facendo finta che non fosse successo niente ma evitando accuratamente di incrociare gli sguardi del gruppo di persone (che a questo punto si stavano ultra chiedendo :

"Ma che cazzo ha fatto in macchina tutto questo tempo e soprattutto che sta facendo ora?").Io evitando di pensare a cosa potessero mai pensare gli "altri" sposto finalmente la macchina fortunatamente senza difficoltà. E parcheggio di fronte al gruppo di persone a rischio di beccarne qualcuna. Esco dalla macchina a testa alta. Solo allora mi accorgo che il gruppo di persone aveva smesso di parlare e mi stava osservando a bocca aperta come se fossi un alieno.
Ma dico io va bene che io dovrei essere ricoverata per "insallanimento galoppante" ma la gente manco se li fa i cazzi suoi !